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FEDERALISMO
FISCALE – LA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA DELLA PRESSIONE FISCALE REGIONALE
NON PUO' VEDERE ESCLUSE LE IMPRESE PERSONALI ED IL LAVORO AUTONOMO. Consapevoli
della necessità di portare avanti il processo di costruzione del
federalismo fiscale e della riforma del fisco, R.E.TE Imprese Italia
invita, in primo luogo il Presidente del Consiglio ed i suoi Ministri, ad
alcune riflessioni in merito al recente schema di decreto legislativo in
materia di federalismo regionale, approvato dal Consiglio dei Ministri lo
scorso 7 ottobre 2010, con una lettera ufficiale. La
bozza di decreto di attuazione del fisco federale regionale, infatti,
rende evidente una immotivata ed inspiegabile distinzione della tassazione
IRPEF locale in ragione della tipologia di reddito prodotto. In
particolare, nel testo della bozza di decreto è previsto che
l’incremento della maggiorazione dell’addizionale regionale IRPEF
oltre lo 0,5% “non deve comportare aggravio, sino ai primi due
scaglioni di reddito a carico dei titolari di redditi da lavoro dipendente
o da pensione”. Pertanto,
tale clausola di salvaguardia non troverebbe applicazione per i redditi
IRPEF da attività di impresa o di lavoro autonomo. Un tale sistema con
aliquote differenziate in ragione della qualità dei redditi percepiti non
può che apparire incostituzionale in quanto fortemente discriminante nei
confronti di un’ampia platea di piccole e medie imprese e di lavoro
autonomo che caratterizzano il nostro sistema economico. Pertanto, per
consentire il rispetto dei principi costituzionali nella costruzione di un
giusto federalismo fiscale e di un giusto sistema fiscale, R.E.TE Imprese
Italia nella lettera, auspica che tale clausola di salvaguardia operi a
garanzia di tutti i contribuenti. |
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